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lunedì 26 luglio 2010

l'amico Indro Montanelli

Italo Squitieri rimase molto sorpreso e un po' incredulo quando gli dissi che il giorno in cui mi si desse di reincarnarmi con diritto di scelta non chiederei a Dio di farmi Leonardo o Einstein, ma Squitieri.
Eppure è così, è l'uomo che più invidio al mondo. Si guarda intorno contento e nei suoi occhi azzurri, di bambino, vedo riflesso il meglio di ciò che ci circonda, e solo il meglio.
Si tuffa in mare, e gode. Si arrostisce al sole, e gode. Se sopravviene una nuvola, dice: "Meno male, così non mi brucio".
Dalle sue avventure sulle nevi di Cortina torna sempre con la notizia di meravigliose scoperte: una valle, una chiesetta, una pala d'altare, una cassapanca intarsiata, un rifugio abbandonato, un covo di marmotte, un albero. Una volta che si ruppe una gamba sciando, esclamò giulivo: "Finalmente avrò il tempo di lavorare!".
In realtà lavora sempre, con assiduo impegno, e ciò che esce dai suoi pennelli non gli assomiglia affatto: a prendervi il sopravvento sono sempre i ricordi del suo profondo Sud, con i suoi paesaggi immobili e duri, i suoi violenti contrappunti di luce, le sue casefortino sbarrate sui lutti e la disperazione degli uomini.
Il carico di mestizia che ogni meridionale si porta addosso, Squitieri lo sfoga lì, ce lo svuota tutto fino all'ultima goccia. Poi, libero, spalanca la finestra e guarda il mondo con gli occhi di Adamo prima del peccato originale.
E' tutto sensi.
Da pittore non dipinge soltanto, ma pensa, parla e vive, traducendo ogni cosa in forma e calore.
Mai un'acredine verso gli altri, mai una scontentezza o un segno di frustrazione. Crede nella bontà degli uomini perché ha da venderne di suo. Mangia e beve luce, sulla neve d'inverno, sul mare d'estate. Una bella natura, perché solo di natura si pasce.
Mi manca la competenza per giudicarlo come artista. Ma poeta lo è di certo.


testimonianza di INDRO MONTANELLI (Fucecchio, 22 aprile 1909 - Milano, 22 luglio 2001)

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