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domenica 18 luglio 2010

Biografia e personalità artistica

Svolge i suoi studi a Pavia ed è qui che fa il suo incontro con la pittura. Gli interessi giovanili sono per l'impressionismo (Degas) in un primo tempo e, in seguito, per il futurismo, però la via del "Novecento" è quella destinata a dare alla sua pittura l'impronta decisiva.
Negli anni che seguono, una serie di fortunate mostre in Italia e all'estero suscitano vivissimo interesse nella critica e nel collezionismo:
1929 - Prima Mostra alla Galleria "La Permanente" di Milano_ 1° premio per I GIOVANISSIMI.
1929 - Mostra Sindacale di Napoli.
1930 - Mostra Personale. Palazzo del Fascio. Potenza.
1930 - Mostra Personale nella Galleria La Barcaccia, Roma.


Nel 1931 parte per un lungo viaggio in Asia Minore, dove dipinge figure e paesaggi ispirati a quegli ambienti. Tiene mostre personali a Beirut, Damasco, Tripoli di Siria, Aleppo, Il Cairo, Alessandria d'Egitto, Rodi e Gerusalemme.
Di ritorno in Italia, nel 1936, sistema il suo studio nella nota via Margutta, a Roma, dove il suo rifiuto alle congreghe si fa più radicale, esplicito: proprio questa indipendenza nella pittura, come nella vita, gli aprono le porte della Biennale e Quadriennale, delle gallerie più qualificate, sia italiane che straniere. Espone a Londra, Berlino, Dusseldorf, Monaco, Francoforte, Ginevra e Zurigo.
A Parigi incontra Cocteau, Picasso, Max Ernst, Severini e Braque.
Nel 1940 viene chiamato alle armi come ufficiale d'artiglieria.
Alla fine della guerra ritorna a Roma. L'orgia degli "ismi" diviene un carnevale impraticabile e Squitieri decide di fuggire dalla capitale, cercando un rifugio dove raccogliere le esperienze di tanti anni e dei lontani luoghi esplorati: lo trova a Cortina d'Ampezzo.
Qui la sua pittura diviene una cosa sacrale, forte, severa: dipinge tele che cantano la bellezza dei "tabià". La tavolozza si restringe ai soli bruni dell'assito tormentato dalla furia delle tempeste, al bianco di calce sulle pareti di pietra, ai grigi rugginosi delle lastre dolomitiche, ai neri profondi degli interni, ai grigiobluastri dei cieli foschi, agli isolati punti di rosso e di giallo di qualche fiore che salvano il dramma. Mai un cielo azzurro: scadrebbe tutto in una cartolina!
Dipinge a volte montagne nude e silenti.
Le composizioni di carattere arcaico a cui Squitieri si dedica dal 1956, nutrite dai "miti" della sua Lucania, risentono sensibilmente delle esperienze di quel viaggio in Asia Minore, dove ebbe modo di studiare a fondo l'arte assira e gli Egizi.
Nell'arco di tempo che va dal 1972 al 1979, con molto impegno, dipinge IL POTERE, la sua opera maggiore: un ciclo di 26 tele come altrettanti capitoli di un unico tema.
La Mostra de' IL POTERE si aprì nello Studio 23 a Cortina nel 1979, per poi essere accolto nel 1980 alla Mostra Antologica tenutasi nella prestigiosa Villa dei Dogi Contarini, sul Drenta. Seguì una mostra a Palazzo Barberini nel 1982 e ancora a Roma nella Galleria Cangrande, nel 1984.
Nello stesso periodo, ebbe anche occasione di fare mostre all'estero e realizzare lunghi viaggi  che sono sempre stati, per Squitieri, grande nutrimento per la sua anima, non solo come artista.


Italo Squitieri muore nel 1994, all'alba del 28 dicembre, nel suo studio di Cortina, a Villa La Furlana, tra i suoi colori e i suoi pennelli, davanti alla sua ennesima creazione.

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