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martedì 31 agosto 2010

Periodi artistici di Italo Squitieri

Dal 1958 al 1973 Squitieri trova con relativa facilità la via giusta in una espressione per un'arte d'incontro diretto con la sua terra d'origine.
Le facce tristi delle donne lucane, tra mito mediterraneo, archeologismo di origine greca, neoclassicismo di tipo realistico, sono una esplicita indicazione di una arcana libertà di ritrovarsi nell'esempio degli antichi e nel culto degli aspetti più segreti e popolari.

Un'opera di quel periodo:
LUCANIA


Segue IL POTERE: ventisei dipinti composti in sette anni, dal 1972 al 1979, in cui ogni simbolo grafico assume ragione e vita, e ogni proposta tematica è personale e coerente. Il disegno è nitido, come chiara è la denuncia. L'autore, mirabilmente dotato di temperamento istintivo, di alto magistero e di ricchissima cultura formale e sostanziale, domina gli inviti e le suggestioni che gli provengono dalla problematicità dei temi trattati e ne fa venir fuori un discorso illuministico di parole pregnanti, che ha la bellezza dello specchio, la composta e inquietante protesta di un cuore vagabondo, che dà materia ai sogni e alla poesia. In nessun altro pittore, forse, è così forte l'allarme per il declino morale dell'Italia, distrutta da troppa storia.

Una delle 26 tele de' IL POTERE:
IL SESSO


Il periodo dal 1979 al 1985/87, sono segnati dal ciclo di PETRA

Dal 1985, con i dipinti del ciclo IL PRECARIO, il Maestro si cimenta a fissare la visionaria corsa del ciclo della vita, contrassegnata dalla breve durata e dal caduco come la gloria, il denaro e la speranza. Un modo per prendere coscienza della condizione umana e avventurarsi nella tematica poco esplorata del mondo di oggi. Nascono così MEMORIA DI ULISSE, ULTIMO FRAMMENTO, CONDIZIONE UMANA, LA COPPIA e LA MODA, opere che costituiscono la prima grande espressione della nostra civiltà sconfitta e umiliata e ci pongono due interrogativi: che cosa accadrà in futuro? Ci sarà ancora qualcuno capace di porsi, dipingendo, ai confini tra due età dove i peccati più abbietti e i sentimenti più nobili sono bizzarramente divisi dal tempo?

Un'opera del ciclo de' IL PRECARIO:
LA MODA

tratto da La scena illustrata, settembre 1989 e scritto da Italo Carlo Sesti.

di FRANCO CORRADO

Mi piace immaginare Italo Squitieri fra le rovine di Petra. Nella città che “vive della sua morte”, lo vedo sostare emozionato dinanzi alle tante facciate delle sepolture scavate nella roccia calcarea, su pareti a picco. E, mentre penso ad un dipinto che dà il senso preciso di questo rapimento (FASCINO DI PETRA, che il pittore potentino ha realizzato recuperando le impressioni di un suo viaggio in Giordania e di una visita alla mitica capitale dei Nabatei), altre immagini si sovrappongono alle prime, per associazione logica. Rivedo, allora (e ne comprendo meglio le ragioni), una delle opere di ambiente lucano che più delle altre dà il senso di una pittura dalla grande forza evocativa, di un'arte che esalta i miti dell'uomo.
Ecco, dunque, LUCANIA, una tela del 1965, spaccato di un microcosmo arcaico ma pur sempre attuale, amato da Squitieri con trasporto senza retorica: una donna nella nicchia dell'uscio di casa, che sferruzza all'ombra di una icona votiva; una fontana; due contadini sui muli che procedono stanchi sul passo della sera; il paese a far da fondale, incastonato nella roccia.
Petra o i Sassi di Matera, o Pietrapertosa o Castelmezzano?
Giordania o Lucania?
Un'antica capitale araba del terzo secolo avanti Cristo o un paese di pietra, popolato di figure-simbolo, assunte ad emblema di valori umani che resistono nel tempo e che tanta parte sono delle radici che ognuno di noi si porta dietro; di quelle radici che, nel caso di Squitieri, sono lucane, ma appartengono a tutti perché fanno parte della storia stessa del mondo?
Il simile che si afferma nella diversità, attraverso l'opera di un pittore che, richiamandosi ai miti della sua terra di origine, ha saputo dare, fin dagli anni giovanili, un respiro universale al suo lavoro, portandosi dietro il meglio della provincia natìa: quel sedimento della Lucania che lo aiuta a dar corpo a fantasie che nascono dal vissuto individuale, da ricordi che si sono andati accumulando una stagione dopo l'altra della vita. Pittura come evocazione. Operando per sintesi lineari e puntando a ottenere forti volumi (è quel che di architettonico e di monumentale felicemente gli rimane nella tavolozza, della sua adesione convinta alla poetica del “Novecento”, dopo le esperienze iniziali nelle quali potevi cogliere gli echi delle lezioni dei macchiaioli e degli impressionisti prima e, successivamente, dei futuristi), Squitieri ci restituisce immagini di una Lucania sognata; suggestivi frammenti di tutto quel che ci parla del cuore antico, al limite primitivo, di questa terra che conserva grandi tesori ambientali, ma soprattutto di umanità.
Seguiamolo e comprendiamolo, allora, quando, ricorrendo ad una vena poetica, suggestiva quanto la sua pittura, ci dice:
"Io dipingo donne verticali impietrite dalla dignità, miti, leggende d'antica terra, fanciulle come spighe, boschi sonori d'acqua e di vento, cascate di case divorate dal silenzio, cavalli impazziti, schegge di cielo... e sempre mi ritorna la voluttà della mano, la volta che sentì e vide l'intonaco rugginoso d'un santuario caldo di sole”.

mercoledì 4 agosto 2010

quel viaggio in Medio Oriente

A proposito di quel lungo viaggio di Squitieri, Ugo Moretti ha scritto: 
"Squitieri depone laggiù il suo contributo di pagano e prende in cambio il misticismo orientale: ha già studiato i suggestivi enigmi degli Etruschi...ha già saccheggiato l'eredità dei bizantini, da cui ricava la secca linea delle forme, lo jeratismo della composizione corale e l'austera campitura dei fondali. 
I Trecentisti toscani gli hanno insegnato a regolare gli spazi, contenendoli al di là delle leggi della prospettiva, a dilatare un particolare e circondarlo di racconto. Dagli impressionisti ha preso la gioia di vivere, da Sironi il dolore di pensare. Ora chiede all'incestuosa Iside di inondare di luce la sua pittura".

Il ciclo di PETRA

di Italo Squitieri


Nell'aprile del 1931 andai in Medio Oriente e mi fermai laggiù fino all'ottobre del 1936. Feci lunghe soste nel Libano: Beirut, Saida e Baalbek. Nell'Iraq: Bagdad e Ninive. In Siria: Damasco, Latakia e Aleppo. Infine dovunque ci fossero vestigia di civiltà sepolte come Palmira, Antiochia e la grandiosa, indimenticabile Jerash, in Giordania: tutto un trionfo di architettura romana.
E fu proprio a Jerash che incontrai Marilor Appelt, intelligente archeologa tedesca, che mi parlò diffusamente di Petra, della sua storia, del suo fascino misterioso.
Appena ne ebbi l'occasione vi andai! A quel tempo Petra dei Nabatei non era ancora diventata una meta turistica, per cui raggiungerla costituiva un'impresa molto faticosa.
Aggregandomi ad una carovana di mercanti cammellieri diretti ad Aqaba, ci arrivai percorrendo chilometri e chilometri di deserto, sotto un sole spietato, con soste notturne in qualche oasi.
Dai miei compagni di viaggio, che mi parlavano soltanto in arabo, seppi ben poco di Petra ma , per mia fortuna, le lunghe conversazioni con la mia amica tedesca mi avevano preparato abbastanza all'impatto con quello straordinario angolo della Terra.
Quando il massiccio montagnoso di Petra mi apparve, a una decina di chilometri di distanza, controluce, mi sembrò un grande panettone appoggiato sulla linea orizzontale del deserto.
Alcuni scienziati hanno avanzato l'ipotesi di un immenso meteorite staccatosi da una stella e conficcatosi nel deserto, miliardi di anni fa.
Giunto alla meta, abbandonai la carovana che proseguiva per altra via.
Tutte le emozioni vissute nei ventidue giorni che trascorsi rovistando da cima a fondo Petra, che alla sua grandiosità aggiunge la sua vastità, sono fissate nella mia memoria.
Durante quel viaggio eseguii un gran numero di disegni e dipinti ispirati dal mistero di Petra, che non ho mai esposto in vendita nelle numerose mostre tenute in seguito in Italia e all'estero. Li ho sempre custoditi con amore. Ma quando, in un secondo viaggio, rividi Petra così diversa da quella che era, meta di milioni di turisti che siedono sbracati nei caffè e nei negozi che sono sorti, sentii la necessità di evocare la mia Petra, servendomi di quegli antichi disegni e nell'arco degli anni 1985-1990, realizzai il CICLO DI PETRA.



alcune delle 17 tele:
 
FRAMMENTI DI PETRA

MISTERO DI PETRA


MITO DI PETRA


RACCONTO DI PETRA


SILENZIO E MEMORIE DI PETRA


SPLENDORE DI PETRA